Dal 02 Mar 2024 al 30 Mar 2024
Approda a Potenza, presso la Pinacoteca Provinciale in piazza Europa, la mostra “Italian Icons, scatti rubati al tempo”, settanta fotografie donate al Consiglio regionale della Basilicata nel 2009 dal paparazzo statunitense, di origini di Muro Lucano, Ron Galella.
Dopo il successo ottenuto a Matera, anche grazie alla prestigiosa location degli ipogei di Palazzo Viceconte, le immagini in bianco e nero, scelte dal più controverso paparazzo di tutti i tempi, come fu definito da Harper’s Bazaar, potranno essere apprezzate dal 2 al 30 marzo prossimo.
Ad aprire il vernissage, che si terrà alle 17:00 presso il Museo Archeologico Provinciale, i saluti del presidente della Provincia di Potenza, Christian Giordano, del sindaco di Potenza, Mario Guarente, del sindaco di Muro Lucano, Giovanni Setaro. Previsti gli interventi di Angelo Bianco Chiaromonte, direttore artistico della Fondazione SoutHeritage per l’arte contemporanea, Fiorella Fiore, storica e critica d’arte, Margherita Gina Romaniello, presidente della Lucana Film Commission. Le conclusioni saranno affidate al presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Carmine Cicala. Modera i lavori la giornalista Nicoletta Altomonte”.
“L’esposizione ha una doppia valenza - sottolinea il presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Carmine Cicala, - da un lato svelarci il mondo dello star system degli anni ’60 e ’70 con meravigliosi scatti che hanno immortalato attori, registi, cantanti e politici, e dall’altro rendere le celebrities più umane come ha più volte sottolineato il nostro conterraneo. Molto interessante la risposta data nel corso di una intervista. Alla domanda postagli: ‘Che cosa doveva avere una celebrity per essere fotografata da lei?’ Lui rispose: ‘La bellezza, ma non solo. La naturalezza e l’azione. Non mi sono mai piaciute le star che si mettono troppo in posa, cercavo immagini realistiche’”. “Un interessante tentativo il suo - conclude Cicala - di rappresentare fedelmente il mondo, un esercizio che dovremmo attuare ogni giorno in questi tempi governati dai social che fanno dell’apparenza un motivo esistenziale”.
Durante il vernissage saranno eseguite musiche da film da parte dell’Ensemble Orchestra 131 della Basilicata, con la direzione musicale del Maestro Pasquale Menchise.
La mostra è curata dalla Struttura di Coordinamento Informazione, Comunicazione ed Eventi del Consiglio regionale in collaborazione con la Fondazione SoutHeritage per l’arte contemporanea di Matera.
L’attualità della fotografia di Ron Galella
La nascita del termine “paparazzo” si deve a “La dolce vita”, il film di Federico Fellini che dà proprio al nome di uno dei protagonisti, un fotografo di cronaca rosa interpretato da Walter Santesso, il cognome Paparazzo, destinandolo a fama eterna. E Ron Galella è stato il paparazzo più celebre. Fotografo di guerra a 19 anni, decide ben presto, infatti, di immortalare un mondo completamente diverso, quello delle grandi star. «Ero curioso di sapere come erano realmente, non la versione idealizzata che i film ci mostrano. Volevo vederli fare quello che facciamo noi: camminare, fare sport, fare la spesa al supermercato e cose del genere», dirà poi Galella parlando dei suoi inizi. Il concetto di paparazzismo è oggi consegnato alla storia del costume, rimpiazzato dal più generico gossip, ed è sempre più viva l’attenzione del mondo storico-artistico su quello che inizia ad essere considerato un nuovo capitolo della multiforme storia della fotografia. Ma, allora, era la finestra privilegiata attraverso la quale catturare soprattutto la normalità di esseri umani considerati inaccessibili. D’altra parte a fotografia è, nella sua intima struttura, strumento di registrazione, di conservazione, di diffusione e di recupero delle memorie, individuali e collettive. E le fotografie di Ron Galella raccontano l’epoca del divismo, ormai quasi del tutto scomparsa.
Galella ha fatto senza dubbio parte di un'intera industria che ha considerato, ad un certo punto, le celebrità come prede, e la morte della principessa Diana, nel 1997, ha posto un problema etico su questo. Ma i piani della lettura dell’immagine sono complessi e mai univoci, e in questa complessità rientra anche la fotografia di Ron Galella, che ha segnato una parabola importante su un approccio fotografico considerato prima “curiosità intellettuale” e poi violazione della privacy, accusa che "Jackie" utilizzò per portarlo in tribunale nel 2002. Un tema di fortissima attualità ancora oggi, soprattutto oggi.
L’opera di Galella è infatti un monito a riflettere sul nostro rapporto contemporaneo con la fotografia e l’immagine. Quel mestiere inventato quasi per ripiego, diventato poi un business miliardario, assume oggi nuove forme. Le foto rubate dei primi anni Sessanta contribuirono a creare un nuovo canone estetico, quello dell’imperfezione delle celebrities, prova di autenticità di un mondo apparentemente perfetto. Ma oggi, nell’epoca in cui, come diceva Ron Galella, «siamo tutti paparazzi», questo canone muta nuovamente forma. Gli esiti di questa trasformazione non sono ancora chiari: oggi l’utilizzo della fotografia sui social, e soprattutto dello strumento dei filtri, porta ad un nuovo rapporto con l’immagine che spazza quell’ imperfezione a favore di modelli esteticamente perfetti, ma finti. E, con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, siamo solo all’inizio di questa nuova fase.
Conoscere la storia e le opere di Ron Galella permette quindi molti e diversi spunti di riflessione, sia per chi ha vissuto quei tempi mitologici, sia per chi ne è stato affascinato anche dopo, sia per i giovanissimi, che quotidianamente pubblicano i loro selfie su Instagram. E in questo risiede l’attualità della sua fotografia.
Fiorella R. Fiore, storica e critica d’arte
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